L’Ufficio Valutazione Impatto del Senato ha pubblicato il mese scorso lo studio -
“Lotta alle frodi in danno delle uscite di bilancio dell’Unione europea”– che, sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza negli anni compresi tra il 2014 e il 2016, contiene dei numeri davvero allarmanti sulla portata del fenomeno delle frodi commesse in Italia sui fondi erogati dalla Ue. Infatti su 12.838 controlli effettuati su circa 2,4 miliardi di contributi derivanti da fondi strutturali, l’ammontare delle irregolarità riscontrate dalla GdF è risultato pari a quasi 1,5 miliardi, ovvero a più del 60% del totale controllato. Ancora più alta la percentuale di illeciti e frodi che ha riguardato i fondi destinati alla politica agricola comune (Pac) e alla politica comune della pesca (Pcp), con il 62% del totale controllato. In tutto sono state denunciate 5.521 persone, e 71 arrestate, per truffa aggravata, malversazione e indebita percezione di risorse europee. Sono state avanzate proposte di sequestro per 587,4 milioni di euro ed eseguiti provvedimenti cautelari reali per 196,2 milioni. Le frodi e irregolarità sui fondi strutturali hanno interessato per lo più il Sud, con l’85% dei casi commessi, quindi il Centro con il 12% e il Nord con il 3%; quelle sulle politiche agricole e della pesca invece si sono concentrate maggiormente al Centro, con il 46% dei casi, quindi al Sud con il 33% e al Nord con il 21%.
Se la fotografia del fenomeno frodi e irregolarità varie commesse a danno dell’Unione è davvero fedele, o anche solo somigliante, alla realtà delle cose, allora c’è da mettere seriamente in dubbio la possibilità che i fondi europei riescano a rappresentare quell’occasione di sviluppo per il nostro Paese che sarebbe tanto necessaria. C’è poi un altro problema, che potremmo definire di natura “pratica”, e che mette a rischio l’entità dei fondi dell’attuale tornata di finanziamenti Ue. Il rapporto sottolinea infatti come, a fianco delle attività di prevenzione da rafforzare (la GdF ha anche tracciato una casistica con i “campanelli d’allarme” maggiormente ricorrenti nei casi di frode), vadano implementate anche le misure per bloccare le erogazioni e recuperare i fondi in caso di irregolarità riscontrate. Ad esempio, nel periodo preso in esame, risulta che il 90% delle somme oggetto di sospette frodi sia stato già versato agli interessati. Altro problema è quello del recupero: al 30 giugno 2017 su 322,6 milioni di euro indebitamente percepiti tra il 2008 e il 2016, ne risultano recuperati soltanto 74,4, ovvero appena il 23%. Questa scarsa efficienza nel recupero rischia di ripercuotersi sull’intero sistema Paese: se infatti lo Stato non provvede alla restituzione nei tempi stabiliti, la Commissione europea storna l’ammontare dei recuperi non andati a buon fine dall’importo dei finanziamenti previsti. Per il ciclo di programmazione 2014-2020 l’entità delle risorse all’Italia ammonta a circa 77,5 miliardi di euro, di cui 46,5 destinati alle politiche di coesione (fondi strutturali) e 31 per il sostegno all’agricoltura. A tali risorse, inoltre, vanno aggiunti i 94 miliardi del cofinanziamento nazionale per le sole politiche di coesione. Una occasione per creare sviluppo “sano” che speriamo di essere in grado di cogliere meglio, anche con l’aiuto dei controlli della GdF.
