E’ innegabile che l’attesa è stata lunga, ben otto anni di blocco, da questo mese partiranno gli arretrati “una tantum” che si differenzieranno in base ai profili, fino al tetto che va dai 600 ai 700 euro.
Da giugno partiranno i cedolini contenenti gli aumenti effettivi, oscilleranno tra gli 80 e i 110 euro lordi al mese. Tutto questo grazie al nuovo contratto del settore “Istruzione e Ricerca”, l’Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazione (ARAN) hanno posto la firma del contratto 2016-2018, le sigle sindacali CGIL, CISL, UIL hanno firmato il testo, GILDA ha posto un “si” con riserva, mentre lo Snals-Confsal ha ribadito il suo no.
Gli interessati a questa serie di aumenti sono quasi 1,2 milioni di dipendenti, la sola scuola ne conta oltre un milione, l’Università invece ne vede 53mila (professori esclusi), 24mila sono quelli degli Enti di ricerca e 9.500 nell’Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM).
Al personale ATA spetta un ritocco del “compenso individuale accessorio”, mentre la voce che verrà incrementata al corpo insegnante è la “retribuzione professionale docente”, gli aumenti verranno assegnate per 12 mesi.
Invece per i dipendenti con gli emolumenti riceveranno un aumento in base ad un meccanismo perequativo, riguardante esclusivamente il periodo che va da marzo a dicembre 2018, l’erogazione di tale aumenti terminerà da gennaio 2019.
La media degli aumenti consta in 84,5 euro per il personale Amministrativo Tecnico Ausiliario (ATA), cli insegnanti che vanno dai maestri della scuola di infanzia fino ai professori delle superiori vedranno un aumento di circa 96 euro lordi al mese (i docenti delle professori con una maggiore anzianità arriveranno a circa 110 euro). Spetteranno ai membri dell’Università circa 82 euro, i docenti del settore AFAM vedranno un aumento medio lordo di 105 euro.
Lo sguardo viene spostato da Valeria Fedeli sulla continuità didattica, infatti dopo le modifiche degli ultimi tempi, verrà ripristinato il vincolo triennale nei trasferimenti del corpo docente, obbligando i docenti a restare per un tempo di almeno tre anni nella scuola richiesta volontariamente, per i trasferimenti restanti da istituti non graditi è possibile un cambio annuale.
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