Contratti di convivenza: la registrazione anagrafica

Il Ministero dell’Interno risponde ai quesiti relativi alle richieste di registrazione dei contratti di convivenza stipulati tra cittadini italiani e cittadini extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno, per i quali alcuni Tribunali avrebbero disposto l’iscrizione anagrafica degli stranieri sottoscrittori di un contratto di convivenza, benché irregolarmente soggiornanti.

La legge 76/2016 prevede che per “conviventi di fatto” si intendano due persone maggiorenni unite stabilmente da legami  affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di  parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da unione civile.

I suddetti sono i presupposti, ma per l’accertamento della stabile convivenza si fa riferimento alla dichiarazione anagrafica (art.4 e alla lettera b) comma l dell’art. 13 del regolamento di cui al D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223).

La registrazione del contratto di convivenza è comunque solo l’ultimo di una lunga serie di atti, quali, in sintesi:

• un legame affettivo di coppia (requisito):
• la costituzione della convivenza di fatto attraverso la dichiarazione registrata all’anagrafe, e quindi la regolarità del soggiorno dei richiedenti (atto costitutivo);
• a cui si aggiunge, eventualmente, il contratto di convivenza concluso davanti ad un legale e la registrazione di quest’ultimo, utile per l’opponibilità ai terzi.

La registrazione del contratto di convivenza, quindi, non può certamente avere il requisito di debita attestazione, perchè manca la preliminare regolarità del soggiorno in Italia del soggetto extracomunitario necessaria per concludere il contratto stesso.

Un soggetto extracomunitario, in particolare, non può essere considerato un componente della famiglia anagrafica, in quanto privo di valido documento di soggiorno e quindi irregolare sul territorio dello Stato.

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