Risoluzione unilaterale rapporto di lavoro dipendente che raggiunge limite massimo contributi ma non di età

Si, è possibile. Il limite invalicabile è quello dei 67 anni di età, ovvero il raggiungimento della pensione di vecchiaia. Hanno un trattamento diverso solo alcune categorie particolari come magistrati, medici, professori universitari etc. il cui limite può essere spostato a settanta anni. Ultime norme, in discussione proprio in questi giorni, porterebbero addirittura a 72 anni il limite per i medici.

Per i lavoratori del pubblico impiego, comunque, il limite rimane quello dei 67 anni di età. Esiste però una eccezione a tale regola: il lavoratore che ha raggiunto i requisiti per la c.d. pensione “anticipata”, cioè con 41 anni e 10 mesi di servizio, cui si aggiunge il rispetto della finestra di fuoruscita pari a tre mesi, nel momento in cui raggiunge il 65° anno di età non può più mantenere il proprio rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione.

Infatti, ai sensi della Circolare della Funzione Pubblica n. 2 del 19.02.2015, l’Ente Pubblico ha l’obbligo di procedere alla risoluzione unilaterale del contratto di lavoro al raggiungimento del limite di età, cd. “ordinamentale”, per i dipendenti della pubblica amministrazione. Tale limite è fissato in 65 anni di età in presenza di avvenuta acquisizione del diritto alla pensione per limiti di servizio.

La prassi vuole che l’Amministrazione renda note le proprie intenzioni, con congruo anticipo, di almeno 6 mesi, al dipendente, tramite l’adozione di un atto ufficiale da notificare all’interessato.

19 febbraio 2024           Cristoforo Di Lorenzo

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