Professionista che diventa pubblico dipendente e fatture da emettere

Sotto il profilo strettamente fiscale, l’Agenzia delle entrate (interpello n. 20 del 29 novembre 2019) ha chiarito che: 

“nella disciplina dell'IVA, delle imposte sui redditi e dell'IRAP non si rinvengono disposizioni che vietino ai dipendenti pubblici di mantenere l'attribuzione della partita IVA in riferimento agli adempimenti fiscali relativi ad attività di lavoro autonomo precedentemente svolta.”

Anche la Corte di Cassazione ha precisato (sent. n. 8059 del 21 aprile 2016):

“(…) il compenso di prestazione professionale è imponibile ai fini IVA, anche se percepito successivamente alla cessazione dell'attività, nel cui ambito la prestazione è stata effettuata, ed alla relativa formalizzazione"; e questo perché "[...] il fatto generatore del tributo IVA e, dunque, l'insorgenza della correlativa imponibilità vanno identificati [...] con la materiale esecuzione della prestazione, giacché, in doverosa aderenza alla disciplina Europea, la previsione di cui al D.P.R. n. 633 del 1972, art. 6, comma 3, va intesa nel senso che, con il conseguimento del compenso,

coincide, non l'evento generatore del tributo, bensì, per esigenze di semplificazione funzionali alla riscossione, solo la sua condizione di esigibilità ed estremo limite temporale per l'adempimento dell'obbligo di fatturazione”.

Ne segue che la professionista ora dipendente pubblico è legittimata (anzi, è tenuta) a emettere fattura a compensazione dell’attività svolta a favore del Comune (prestazione svolta in un periodo in cui svolgeva attività professionale).

10 ottobre 2023             Massimo Monteverdi

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