L’equilibrio di genere nei concorsi pubblici

L’art. 6, c. 1, D.P.R. n. 487/1994 (come sostituito dall’art. 1, D.P.R. 16/06/2023, n. 82) dispone:

“1. Al fine di garantire l'equilibrio di genere nelle pubbliche amministrazioni, il bando indica, per ciascuna delle qualifiche messe a concorso, la percentuale di rappresentatività dei generi nell'amministrazione che lo bandisce, calcolata alla data del 31 dicembre dell'anno precedente. Qualora il differenziale tra i generi sia superiore al 30 per cento, si applica il titolo di preferenza di cui all'articolo 5, comma 4, lettera o), in favore del genere meno rappresentato.”

a) poiché il testo della norma non specifica a cosa si fa riferimento quella terminologia, si ritiene opportuno, in considerazione della finalità ultima dell’istituto, ragionare nei termini più rappresentativi di aree di inquadramento; in questo modo, ogni volta che l’ente bandirà un concorso per l’Area X, farà una verifica al 31 dicembre dell’anno precedente del differenziale di generi tra i dipendenti che appartengono a quell’area, in tutto l'ente;

b1) per verificare l’entità del differenziale, in assenza di istruzioni ministeriali puntuali, si ritiene più corretto fare riferimento ai posti coperti per Area di inquadramento; 

b2) dunque, se, ad esempio, per l’Area degli Istruttori, al 31 dicembre 2022 erano in servizio (in termini di unità) 10 dipendenti, di cui 7 uomini e 3 donne, si ha un differenziale pari al 40%: gli uomini rappresentano il 70% dell’Area, le donne il 30%;

b3) se al 31 dicembre 2022 nell’Area presa a riferimento erano in servizio (in termini di unità) 12 dipendenti, di cui 7 uomini e 5 donne, si ha un differenziale pari al 16,6%: gli uomini rappresentano il 58,3% dell’Area (7 su 12), le donne il 41,7% (5 su 12). 

24 luglio 2023               Massimo Monteverdi 

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