Buono pasto presso il secondo ente

L’articolo 1, comma 557, della legge 311/2004, anche se Consiglio di Stato e Corte dei conti lo qualificano come “scavalco di eccedenza” non è affatto uno scavalco.

L’istituto dello scavalco, infatti, propriamente si ha solo laddove un dipendente completi il proprio tempo di lavoro a cavallo tra due enti: per esempio 24 per l’ente A e 12 per l’ente B. Il tutto, nell’ambito di un rapporto di lavoro unico.

Nel caso del comma 557, non c’è nessuno scavalco: semplicemente un dipendente a tempo pieno dell’ente A è autorizzato da detto ente a svolgere attività lavorativa, per non oltre 12 ore (aggiuntive alle 36 dovute) presso l’ente B, col quale costituisce un rapporto di lavoro del tutto autonomo.

Non trattandosi di lavoro svolto con orario spezzato tra quello mattutino e pomeridiano idoneo all’attivazione del servizio mensa o a quello sostitutivo (buoni pasto), non v’è legittimazione alcuna ad attribuire il buono pasto al dipendente, a meno di incorrere in palesi responsabilità civili ed erariali.

dott. Luigi Oliveri    23 febbraio 2023

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