Ricorso allo scavalco cosiddetto di “eccedenza”

No, lo scavalco cosiddetto di “eccedenza” determina l’instaurazione di un rapporto di lavoro distinto da quello con l’amministrazione di appartenenza del dipendente e rileva sia ai fini del rispetto del limite di spesa del personale e sia ai fini della spesa per lavoro flessibile. Relativamente a quest’ultimo limite la ratio dell’art. 9, comma 28, appare rinvenibile nella volontà di limitare la spesa per le assunzioni di personale con tipologie contrattuali a tempo determinato finalizzate ad eludere i vincoli in materia di assunzioni di personale a tempo indeterminato e la volontà di ricondurre il lavoro flessibile nell’alveo naturale dei requisiti di temporaneità o eccezionalità previsti dagli artt. 7, comma 6, e 36, comma 2, del DLgs. 165/2001, evitando che il relativo utilizzo si trasformi in un mezzo per colmare le lacune ordinarie dell’Ente. Posta in questi termini il campo di applicazione dell’art. 9, comma 28, del D.L. 78/2010 deve intendersi riferito anche alle ipotesi di conferimento di incarichi, di vario genere, “finalizzati all’instaurazione di nuovi rapporti a tempo determinato che producono un incremento della spesa per il personale”( In questo senso Corte dei conti, Sezioni riunite, Deliberazione n. 11/Contr/2012), come nel caso dello scavalco d’eccedenza.

28 luglio 2022               Angelo Maria Savazzi 

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