Approfondimento di Amedeo Di Filippo

Rientro nei servizi educativi dell’infanzia, aggiornate le indicazioni per la gestione di casi e focolai

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di Di Filippo Amedeo
08 Settembre 2020

Approfondimento di Amedeo Di Filippo                                                                                  

Rientro nei servizi educativi dell’infanzia, aggiornate le indicazioni per la gestione di casi e focolai

Amedeo Di Filippo

 

Il Gruppo di Lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), composto Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Emilia-Romagna e Regione Veneto, ha aggiornato le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” (file allegato). Il documento fornisce un supporto operativo ai decisori e agli operatori nel settore scolastico e nei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL per la gestione dei casi di bambini con segni/sintomi da COVID-19 e per la preparazione, il monitoraggio e la risposta a potenziali focolai.

Diretti interessati di queste nuove indicazioni sono anche i Comuni, gestori di numerosi servizi educativi per la prima infanzia quali nidi, scuole dell’infanzia, centri per bambini, sezioni primavera, che stanno aprendo i battenti in questi giorni, in anticipo rispetto alla scuola dell’obbligo.

La situazione

Parte il documento dalla consapevolezza che il “rischio zero” allo stato non esiste e per questo occorre avere piena consapevolezza dei rischi sui bambini, sul personale scolastico e sui loro contatti sociali immediati al fine di controllare/mitigare queste eventualità attraverso opportune misure di prevenzione basate sulle conoscenze scientifiche disponibili.

Secondo gli scienziati dell’ISS diverse sono ancora le incognite, di cui alcune cruciali, che non permettono al momento una solida valutazione dell’efficacia delle diverse strategie di intervento attraverso i modelli: non è nota la trasmissibilità di SARS-CoV-2 nelle scuole; non è noto quanto i bambini trasmettano il virus rispetto agli adulti; non è prevedibile il livello di trasmissione (il famoso “Rt”) al momento della riapertura delle scuole.

Quanto mai utile, dunque, un documento di indirizzo, quale quello appena aggiornato a fine agosto, che fornisce un supporto operativo ai decisori e agli operatori del settore scolastico e delle ASL che sono coinvolti nel monitoraggio e nella risposta dei casi di COVID-19 e nell’attuare le adeguate strategie di prevenzione.

Le raccomandazioni

Gli Indirizzi chiedono alle singole scuole di strutturare, ai fini dell’identificazione precoce dei casi sospetti, un sistema che consenta il monitoraggio dello stato di salute degli alunni e del personale scolastico, il coinvolgimento delle famiglie nell’effettuare il controllo della temperatura corporea del bambino, la loro collaborazione nel contattare il medico o pediatra per le valutazioni cliniche, la gestione della numerosità delle assenze per classe.

E inoltre: identificare i referenti COVID-19; tenere un registro degli alunni e del personale di ciascun gruppo classe e di ogni contatto; provvedere ad una adeguata comunicazione circa la necessità, per alunni e personale scolastico, di rimanere a casa in caso di sintomatologia e/o temperatura corporea superiore a 37,5°C; informare e sensibilizzare il personale sull’importanza di individuare precocemente eventuali segni/sintomi; stabilire procedure per gestire alunni e personale che manifestano sintomi mentre sono a scuola; identificare un ambiente dedicato all’isolamento di persone che dovessero manifestare sintomi compatibili col COVID-19; condividere le procedure e le informazioni col personale, i genitori e gli alunni.

I servizi educativi per l’infanzia

Per i bambini della fascia 0-6 anni è impossibile il mantenimento della distanza fisica di almeno un metro e l’uso di mascherine, talché le linee guida raccomandano una didattica a gruppi stabili (molti le chiamano “bolle”). Rigorose, dunque, devono essere le misure di monitoraggio e le risposte a eventuali casi e focolai.

Lo scenario possibile è quello del bambino che presenti un aumento della temperatura sopra i 37,5°C o un sintomo compatibile col COVID-19. Questi i passaggi: l’educatore avvisa il referente COVID, il quale telefona immediatamente ai genitori; il bimbo viene ospitato in una stanza dedicata o in un’area di isolamento individuata all’interno della struttura e gli viene rilevata la temperatura mediante termometro che non prevede il contatto; l’educatore o altro adulto rimane in sua compagnia per tutto il tempo indossando la mascherina chirurgica; la stanza o area viene pulita e disinfettata dopo che il bambino è uscito dalla struttura.

Scatta poi la responsabilità dei genitori, i quali devono contattare il pediatra o medico per la valutazione clinica (triage telefonico); in caso di sospetto COVID-19 richiede tempestivamente il test diagnostico e lo comunica al Dipartimento di prevenzione, che provvede all’esecuzione del test e si attiva per l’approfondimento dell’indagine epidemiologica e le procedure conseguenti.

Se il test è positivo, si notifica il caso e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella parte interessata. Per il rientro in comunità bisogna attendere la guarigione clinica, che prevede l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Se entrambi i tamponi risultano negativi la persona potrà definirsi guarita, altrimenti proseguirà l’isolamento.

Il referente COVID-19 fornisce al Dipartimento l’elenco dei compagni di classe e degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. I contatti stretti sono posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto. In caso di diagnosi di patologia diversa da COVID-19 (tampone negativo) il soggetto rimane a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni del pediatra/medico che redigerà una attestazione per il rientro.

Nel caso di un numero elevato di assenze in una classe, il referente COVID lo comunica al Dipartimento, che effettua un’indagine epidemiologica per valutare le azioni di sanità pubblica da intraprendere. Qualora un bambino o un operatore scolastico fosse convivente di un caso, su valutazione del Dipartimento sarà posto in quarantena. Eventuali suoi contatti stretti non necessitano di quarantena, a meno di successive valutazioni in seguito a positività di eventuali test diagnostici sul contatto stretto convivente di un caso.

Nel caso in cui un bambino o operatore scolastico risultino positivi è necessario chiudere le aree utilizzate fino al completamento della sanificazione, aprire porte e finestre per favorire la circolazione dell’aria e sanificare. A supporto del Dipartimento di prevenzione, il referente COVID deve fornire l’elenco dei bambini della classe e degli educatori, fornire elementi per la ricostruzione dei contatti stretti avvenuti nelle 48 ore prima della comparsa dei sintomi e quelli avvenuti nei 14 giorni successivi, indicare eventuali bambini/operatori con fragilità, fornire gli elenchi di operatori e/o bambini assenti.

7 settembre 2020

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