Approfondimento di Amedeo Di Filippo

Reddito di cittadinanza, approvate le Linee guida per la definizione dei Patti per l’inclusione sociale

Servizi Comunali I.S.E.E. Lotta alla povertà e inclusione sociale Servizi alla persona
di Di Filippo Amedeo
26 Agosto 2019

Approfondimento di Amedeo Di Filippo                                                                                      

Reddito di cittadinanza, approvate le Linee guida per la definizione dei Patti per l’inclusione sociale

Amedeo Di Filippo

 

Col Decreto del 23 luglio il Ministro del lavoro ha approvato le Linee guida (nel file allegato) per la definizione dei Patti per l'inclusione sociale, sulle quali è stata raggiunta l'intesa in Conferenza Unificata il 27 giugno. Le Linee guida individuano gli strumenti operativi per la valutazione multidimensionale dei bisogni dei beneficiari del Reddito di cittadinanza (Rdc) convocati dai servizi sociali dei Comuni, per la definizione dei Patti per l'inclusione sociale e per l'attivazione dei sostegni in essi previsti.

L’omogeneizzazione

Secondo quanto dispone l’art. 5 del D.Lgs. n. 147/2017, la valutazione, condizione per l’accesso ai benefici del Rdc, è finalizzata a identificare i bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti, tenuto conto delle risorse e dei fattori di vulnerabilità del nucleo, nonché dei fattori ambientali e di sostegno presenti. In particolare, sono oggetto di analisi: a) le condizioni e i funzionamenti personali e sociali; b) la situazione economica; c) la situazione lavorativa e il profilo di occupabilità; d) educazione, istruzione e formazione; e) la condizione abitativa; f) le reti familiari, di prossimità e sociali.

Sia il Legislatore del Reddito di inclusione (Rei) che quello del Rdc si sono preoccupati di perseguire l’omogeneità nei criteri di valutazione, rinviando ad apposito decreto del Ministro del lavoro, previa intesa in Conferenza unificata, l’approvazione di un apposito documento di indirizzo. Le “Linee guida per la definizione degli strumenti operativi per la valutazione multidimensionale”, funzionali al Rei, sono state approvate dalla Conferenza unificata nella riunione del 6 settembre 2018 ma non sono state tradotte in un decreto ministeriale in quanto nel frattempo il legislatore ha abbandonato il Rei per impegnarsi nel Rdc, che però non elimina la necessità di omogeneizzare a livello nazionale i criteri di valutazione e adottare conseguentemente uno strumento a disposizione degli operatori dei servizi.

Tanto che, nelle more dell’adozione formale delle Linee guida, la Direzione Generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale del Ministero del lavoro ha inviato agli Ambiti territoriali e alle Regioni la nota prot. 25 maggio 2018, n. 886, per chiarire come atteggiarsi rispetto agli strumenti di valutazione. Con la nota ha messo a disposizione tre strumenti: l’analisi preliminare, il quadro di analisi e la definizione del progetto personalizzato.

Le nuove Linee

Il gruppo di lavoro costituito dal Ministero del lavoro ha ripreso la documentazione elaborata per il Rei e la mette ora a disposizione degli Ambiti Territoriali. Si tratta di una strumentazione unitaria composta dalle tre schede previste dalla norma: una per costruire l’Analisi preliminare, una per costruire il Quadro di analisi, una per definire il Patto per l’inclusione sociale. Al fine di consentire l’attivazione e la gestione dei Patti è stata anche istituita presso il Ministero, per il coordinamento dei Comuni, la specifica piattaforma digitale del Rdc denominata “GePI” (Gestionale dei Patti per l’Inclusione), che costituisce la traduzione informatica degli strumenti oggetto delle presenti linee guida ed è parte integrante del Sistema informativo unitario dei servizi sociali (SIUSS), definito ai sensi dell’art. 24 del D.Lgs. 147/2017. I Comuni sono tenuti ad utilizzare il GePI per tutte le attività necessarie alla attivazione e gestione dei Patti per l’inclusione sociale.

Le schede

L’Analisi preliminare rappresenta lo strumento, necessario per i nuclei familiari convocati dai servizi dei Comuni, della valutazione multidimensionale finalizzata ad identificare i bisogni del nucleo familiare e dei singoli componenti. Si realizza tramite colloqui effettuati dagli operatori sociali, nel corso dei quali vengono raccolte le informazioni sul nucleo familiare necessarie alla successiva definizione del Patto per l’inclusione sociale, attraverso il quale definire gli impegni della famiglia e identificare i servizi che è necessario attivare per accompagnare la famiglia nel percorso verso l’autonomia. L’Analisi preliminare è strutturata in cinque sezioni: Anagrafica della famiglia e caratteristiche dei componenti; ISEE-Indicatore della situazione economica della famiglia; Bisogni del richiedente e del suo nucleo; Servizi attivi per il nucleo familiare; Definizione del percorso nei servizi.

Il Quadro di analisi rappresenta la seconda parte dello strumento di valutazione ed è specificatamente utile a costruire la valutazione multidimensionale di nuclei familiari con bisogni complessi. Costituisce la base di dialogo tra professionalità diverse e tra professionisti e famiglie, in quanto permette la costruzione di una visione comune della situazione familiare, il superamento della settorializzazione e della frammentazione del successivo progetto di intervento, l’adozione di un linguaggio condiviso e di prassi uniformi nell’implementazione di un quadro di riferimento per la valutazione del nucleo familiare che rappresenta esso stesso un livello essenziale delle prestazioni sociali.

A differenza dell’Analisi preliminare, rivolta a tutti i beneficiari convocati dai Comuni, il Quadro di analisi è previsto solo laddove, in esito all’Analisi, emerga la necessità di sviluppare una più accurata valutazione multidimensionale da parte di un’equipe multidisciplinare. Laddove questa non sia necessaria, la definizione del Patto avviene sulla base della sola Analisi preliminare, affidata al servizio sociale. L’equipe multidisciplinare è composta da un operatore/assistente sociale e da altri operatori afferenti alla rete dei servizi, identificati dal servizio sociale sulla base dei bisogni emersi nell’Analisi preliminare. All’interno dell’equipe viene individuata una figura di riferimento (case manager) che coordina il lavoro curando la compilazione del Quadro di analisi e la realizzazione e il monitoraggio del Patto per l’inclusione sociale e che rappresenta il principale riferimento per la famiglia.

Si arriva così alla progettazione personalizzata, che nel caso in cui la situazione di povertà risulti esclusivamente connessa alla sola dimensione della situazione lavorativa si esplica nel Patto per il lavoro, definito dal Centro per l’impiego. Qualora non emergono bisogni complessi ma la situazione di povertà non risulta esclusivamente connessa alla situazione lavorativa, si esplica nel Patto per l’inclusione sociale in versione semplificata. Se invece i bisogni sono complessi viene costituita l’equipe multidisciplinare, che procede ad approfondire il Quadro di analisi della famiglia in funzione della definizione del Patto per l’inclusione sociale; in presenza di bisogni connessi ad aree specialistiche di intervento (salute mentale, dipendenze, riabilitazione, ecc.) non si procede alla costituzione dell’equipe ma si fa riferimento al servizio specialistico.

19 agosto 2019

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