La nuova edizione di un romanzo come “I figli” di Libero Bigiaretti, apparsa in questi giorni presso l’editore Vallecchi, a cinque anni dalla prima edizione, non è soltanto la testimonianza della validità di un libro, che non è invecchiato, come accade per molti documenti della narrativa contemporanea, nel corso di un periodo di tempo durante il quale sia la sperimentazione di nuove poetiche, sia lo stesso costume letterario hanno impresso un particolare sigillo allo sviluppo del romanzo in Italia; ma altresì della vitalità di una vocazione di scrittore, tra le più ricche e costruttive di questa epoca letteraria. I figli è forse il romanzo più «romanzo» di Bigiaretti, assai più romanzo del Villino e di Carlone, anche perché l’esplorazione di un mondo borghese romano, in esso compiuta dal Bigiaretti, probabilmente sulla scorta di personalissime esperienze, tuttavia perfettamente riassorbite nel fondo della storia raccontata, vi è condotta sino all’estremo della sua possibilità di resa psicologica e drammatica.
(Ferdinando Virdia, Dopo cinque anni il col - laudo di un romanzo, in “L’Europa letteraria”, giugno 1960, p. 157)
Ricevi via email i nuovi contenuti pubblicati nel portale
In collaborazione con: